Quello che conta, alla fine, è dire la nostra senza perdere tempo nell'ascolto dell'altro. Come se decidessimo noi chi ha argomenti degni di attenzione e chi no.
Osservo spesso le persone che si parlano per carpire le dinamiche che le legano, mi interessa "sbirciare" oltre le parole e guardare i movimenti, i piccoli accenni, il corpo come si muove.
Spesso la dinamica è molto più chiara senza l'audio perchè l'immagine che ritorna non è inquinata dalle parole che distraggono.
Vedo coppie in cui una parte è impegnata a parlare, anche con enfasi e carica emotiva l'altra parte è in una una sorta di ascolto passivo, quasi "automatico" e in realtà poco attento.
Penso che tante volte ci preoccupiamo più di "buttare fuori" ciò che si vuole dire e si pone poca attenzione alle parole che si usano e a come arriva all'altro.
Non si capisce se si vuole dire per dire o veramente fare una narrazione che interessi a chi sta di fronte. Ci si lamenta della poca attenzione ma magari non ci si accorge che per primi produciamo un monologo, non un dialogo.
Che, per carità, anche il monologo ha la sua dignità...ma per quello è sufficiente parlare da soli mentre si cammina o ci si guarda allo specchio.
L'interazione fa la differenza.
Se è ciò che desideriamo ovviamente.
Certamente il famoso "ritmo della società" tanto nominato, non aiuta a sostenere l'ascolto e l'attenzione alta, ma soprattutto conta come noi vogliamo e sappiamo raccontare e quanto desideriamo che l'altro fornisca un feedback. Sì perchè capita, non raramente, che si voglia solo svuotare il contenitore troppo pieno di parole, pensieri, emozioni...il bisogno "solo di parlare". Che va benissimo in taluni casi, ma almeno lo si specifichi, così chi sta dall'altra parte sa che in quel momento è solo una compagnia passiva e non deve dare un supporto attivo alla conversazione.
Perchè ascoltare è un'arte.
Non sentire, ASCOLTARE. Che è diverso.
Sentiamo tutto durante il giorno e la notte, ma ascoltiamo pochissimo. L'uno è passivo e involontario (non si può non sentire, a meno che non si usino degli otoprotettori), l'altro è un'azione attiva, volontaria che implica attenzione e concentrazione. Appunto, attenzione e concentrazione. Due abilità che stiamo perdendo sulla strada della velocità e della noia...
Quindi ti chiedo, quante volte ascolti e quante volte senti senza essere lì veramente ?
STARE è il segreto. ESSERCI.
Con la mente e il cuore aperti si colgono tantissime sfumature che permettono di comprendere più profondamente chi abbiamo accanto.
E' un allenamento che regala grandi soddisfazioni.