Ricordo il tempo, molto lungo, dall'infanzia alla maturità inoltrata, in cui apparivo brillante e sempre sorridente.
Ma nessuno sapeva, nemmeno i miei genitori, che nel mio cuore c'era l'abisso.
Mia mamma si è ammalata quando io avevo 6 anni e mio fratello 5. 
Il primo giorno di scuola mi ha accompagnato mia zia perchè mamma era in ospedale a Padova sottoposta a chemioterapia. L'inizio della sua intera vita costellata di problemi di salute e sofferenza.
Ho visto morire mio fratello di 15 anni travolto da un'auto. Io ne avevo 16.
Eravamo tutti e 4 insieme. 

Eh ma tu sei forte! Sei in gamba! ", ed io lo ero, certo, ma non è stata una scelta.
Ho sentito il peso di dover essere stabile, perfetta.
I miei genitori dovevano affrontare un lutto inconcepibile ed io ho messo la mia maschera più potente. Perchè ero rimasta figlia unica e dovevo bastare per due.
Sì certo... a che prezzo tutto questo?
ENORME.
Perchè sorridere e fare finta di essere in grado di gestire il dolore che sgretola il cuore dei miei genitori è stata un'impresa titanica.
Non potevo permettermi di caricare quella sofferenza. E il mio buio interiore è stato ben soffocato sotto a tutto.
Quindi, tutto bene.
Ma al corpo non interessano le motivazioni e tantomeno le maschere e ad un certo punto dice : fine del gioco. 
Ed il crollo è arrivato... una storia lunga e complessa ma ciò che conta è che ho trovato il modo di lasciare andare quella sofferenza e tenere ciò che mi ha insegnato. 

E sono qui a scrivere per un motivo chiaro: dire che non serve a nulla fingere. È un carico insopportabile e a lungo termine gli effetti sono disastrosi.

Perchè un piccolo puntino può con il tempo diventare una valanga e travolgerti totalmente.
Non aspettare, ascoltati e senti se quanto e soprattutto perchè stai fingendo.
Che sentimenti reprimi?
Ma ricordati che tutto si può sistemare. Impegno e fiducia sono i grandi alleati.